Descrizione
Già nei primi anni dopo l’apertura del Cantiere (1907) emerse per i lavoratori il problema dell’abitazione.
Dopo la costruzione di alcuni primi alloggi, nel dopoguerra venne realizzato il progetto dell’ingegnere Dante Fornasir: un vero e proprio villaggio operario che diede ospitalità a circa 5000 abitanti. Il villaggio di Panzano rientrava nel modello delle cosiddette company town, ovvero agglomerati urbani funzionali agli impianti industriali; garantiva ai lavoratori e alle loro famiglie, oltre alla residenza, tutti i servizi essenziali di tipo culturale, ricreativo, commerciale, sportivo. All’interno del villaggio vi erano scuole, negozi, giardini, un campo sportivo e il teatro detto “del cantiere” (edificato nel 1920 e devastato dai bombardamenti della Seconda Guerra mondiale).
Una delle principali tipologie di case costruite erano quelle operai con pianta ad “H”: edifici a due piani che al loro interno potevano ospitare fino ad otto abitazioni, ognuna delle quali dotata di cucina-soggiorno, due stanze da letto, un gabinetto, un corridoio ed un ingresso indipendente.
Le aree destinate alle abitazioni degli operai erano differenziate da quelle riservate agli impiegati e dirigenti, eleganti ville che sorgevano in zone più distanti del cantiere.
L’allora albergo impiegati è diventato oggi l’hotel Europalace, mentre l’albergo operai è oggi sede del Muca Museo della Cantieristica: il percorso di visita ripercorre la storia dell’impresa dei fratelli Cosulich, del cantiere e delle navi in esso costruite, senza tralasciare il collegamento con l’evoluzione del territorio e l’arte del periodo; di grande pregio, infatti, anche la collezione artistica del museo legata all’arredo e alla decorazione dei lussuosi interi dei transatlantici, comprendente alcune tele ricamate da Zoran Mušič, alcune sculture bronzee di Marcello Mascherini e alcune tele di Vito Timmel realizzate per l’allora Teatro di Panzano.
Riferimenti bibliografici:
Sotto Monfalcone. Alla scoperta della città e del territorio tra Timavo e Isonzo, p. 182-183
Archeologia industriale nella provincia di Gorizia, p. 36-39













