Il processo di insediamento nel territorio ebbe luogo in tempi antichi. Molto presto l’aumento demografico e l’organizzazione delle comunità costituitesi portarono, circa 4000 anni fa, durante l’Età del Bronzo antico, al manifestarsi del fenomeno dei castellieri. Si tratta di una peculiare forma di abitato fortificato, diffusosi in gran parte dell’Europa e nel nostro territorio con certa rilevanza fra i fiumi Timavo e Isonzo. Oltre ad una funzione difensiva, i castellieri andavano anche a rappresentare dei punti strategici in cui poter controllare il territorio, in questa fase storica caratterizzata da intensi movimenti di genti e merci. Per questo motivo, breve è la distanza che intercorre tra i castellieri, in modo da poter mantenere un contatto visivo.
Nel nostro territorio è possibile osservare due diverse tipologie di castellieri, ed entrambe riflettono la conformazione del territorio, le risorse e i materiali allora disponibili.
I castellieri del Carso triestino e isontino, e quelli istriani, quelli più numerosi e capillarmente distribuiti, si collocano sulla sommità o sui versanti di modesti rilievi, e risultano fondati direttamente sulla roccia calcarea. Castellieri più antichi sono quelli di San Polo-Gradiscata e di Redipuglia, quelli di Vertace e il Castellazzo di Doberdò; successivamente, tra la fine dell’Età del Bronzo e l’inizio dell’Età del Ferro (XII-VIII secolo a.C.) vennero fondati i castellieri di Moschenizza, Monte Golas e Forcate.
Gran parte delle informazioni a disposizione sui castellieri, sul loro aspetto e sulle tecniche costruttive, derivano dagli studi del naturalista e palentologo triestino Carlo Marchesetti, a cui si attribuisce, alla fine dell’Ottocento, l’individuazione e la descrizione di più di trecento castellieri. L’economia di questi abitati si basava su pastorizia e allevamento, sulla coltivazione di cereali e legumi e sulla caccia. Interessanti i ritrovamenti delle ricerche archeologiche condotte in alcuni di questi siti, le quali hanno portato alla scoperta di resti in ceramica per la conservazione e la cottura degli alimenti, di strumenti in pietra e in osso e di altri oggetti utilizzati nella lavorazione dei tessuti e delle pelli, della filatura e della tessitura.
Al giorno d’oggi molti di questi siti non esistono più, scomparsi a causa dell’incuria umana o per l’azione degli agenti atmosferici e delle vicende belliche che hanno duramente colpito questa parte di territorio.