Nato a Ronchi, allora Provincia di Trieste, da una famiglia di tradizione e mentalità artigiana-rurale, sin dalla più tenera età risentì degli echi tragici della guerra, a partire dall’esperienza paterna. “Crebbi selvatico” scrisse di se stesso, definendo perfettamente la radice del carattere introverso, schivo e sensibile rimarcato costantemente nel corso della sua vita da familiari, amici, critici. Da uomo di sinistra, negli anni della “costruzione del socialismo” in Jugoslavia emigrò a Fiume sulla scia dei cosiddetti “monfalconesi”. Rientrato a Ronchi fu assunto nel Cantiere monfalconese inzialmente come operaio per poi diventare cottimista dei pittori. Per tutto il resto della sua vita la passione profonda per la pittura non fu fine a se stessa ma fu messa a disposizione della società locale nei suoi momenti di profonda crisi, nella convinzione che il mondo potesse cambiare e che tutti dovessero dare una mano.
Pino pittor è figlio di Ronchi, è figlio di questa terra. Nato a Ronchi, allora Provincia di Trieste, da una famiglia di tradizione e mentalità artigiana-rurale, sin dalla più tenera età risentì degli echi tragici della guerra, a partire dall’esperienza paterna. “Crebbi selvatico” scrisse di se stesso, definendo perfettamente la radice del carattere introverso, schivo e sensibile rimarcato costantemente nel corso della sua vita da familiari, amici, critici. Da uomo di sinistra, negli anni della “costruzione del socialismo” in Jugoslavia emigrò a Fiume sulla scia dei cosiddetti “monfalconesi”. Rientrato a Ronchi fu assunto nel Cantiere monfalconese inzialmente come operaio per poi diventare cottimista dei pittori. Per tutto il resto della sua vita la passione profonda per la pittura non fu fine a se stessa ma fu messa a disposizione della società locale nei suoi momenti di profonda crisi, nella convinzione che il mondo potesse cambiare e che tutti dovessero dare una mano.
Artista raffinato e sensibile ha dedicato tutta la sua vita alla realizzazione di quadri come fosse una vocazione ineluttabile. La sua ricerca, nata in un contesto neorealista e neocubista, si è evoluta nel corso degli anni in una produzione cromatica lirica e intensa, un percorso che dell'analisi è giunto a una sintesi.
La Collezione Furlan acquisita nel 2008 dal Comune di Ronchi documenta il percorso dell’artista dal 1950 al 1987, l’anno della sua morte. Dell’artista, nato a Ronchi, si sono riconosciuti primi interessi in tematiche neorealiste, che sviluppa in una forma pittorica che risente di quella triestina post impressionista e di quella neocubista. I suoi primi anni di attività, volti alla ricerca e allo studio di altri artisti, lo vedono impegnato nella realizzazione di diversi ritratti. Con gli anni Sessanta si avvia verso una stilizzazione e semplificazione delle forme, che lo conduce ad una svolta pittorica data dalla rappresentazione di una realtà astratta e razionale. Arriverà a realizzare tele caratterizzate da campiture di colore: liberatosi dalla rappresentazione della realtà, il suo fare pittorico diventa esaltazione lirica del colore. Caratteristiche della sua ultima produzione, anche se presenti già in precedenza, le figure femminili nere, rappresentazione ancestrale della madre.








