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Un particolare fenomeno migratorio, legato all’emigrazione femminile delle valli dell’Isonzo e del Vipacco, è degno di menzione per le specifiche caratteristiche che lo denotano. L’episodio delle Alessandrine/Aleksandrinke, che prende il nome dalla città dove in prevalenza si recavano in Egitto le donne isontine. Le mansioni ricoperte da queste donne erano quelle di governante, di balia, di cameriera e di dama di compagnia ma, grazie al buon livello di istruzione raggiunto e alla facilità di apprendere nuove lingue, anche quella di istitutrice. Le “Alessandrine” si sono guadagnate, di madre in figlia, a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento, una buona reputazione, tanto da essere ampiamente ricercate dalle famiglie dell’alta borghesia e della nobiltà. Il flusso continuo di donne che, con i collegamenti assicurati dalle compagnie di navigazione attraverso il porto di Trieste, raggiunse Alessandria d’Egitto ed Il Cairo, proseguì durante il fascismo, incentivato dalle politiche di snazionalizzazione rivolte alla componente slovena, per concludersi nel secondo dopoguerra. Le fotografie delle “Alessandrine” ci raccontano di un processo di emancipazione femminile, visibile negli abiti indossati dalle protagoniste che poi si diffusero anche nei loro ambiti familiari, nella cura del corpo, nella consuetudine con le persone presso cui prestavano servizio e nella presenza dei bambini accuditi. [Antonio Giusa in Arrivi e Partenze]

Galleria foto + video singolo Markic

Link museo aleksandrinke di Prvačina

https://www.aleksandrinke.si/aleksandrinke_ita/storia/

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