
Mettere il baccalà in acqua fredda per 2/3 giorni, cambiando quotidianamente l’acqua. Quindi, pulirlo dalle spine e sfregarlo per bene, badando a non togliere la pelle né le budella all’interno. Far imbiondire l’aglio e poi toglierlo, e far rosolare il baccalà per mezz’oretta a fuoco lento.
Nel frattempo, allungare la conserva con un po’ d’acqua calda, sale e pepe; quindi, aggiungerla al baccalà e far bollire il tutto per un’oretta, sempre con la fiamma bassa, aggiungendo ogni tanto un po’ d’acqua calda. Se si vuole, aggiungere un paio di patate tagliate a pezzetti, per rendere il sugo più denso, “de lecarse i mostaci” (da leccarsi i baffi).
Ricetta tratta da:
Il Gusto dei Saperi tra Carso e Isonzo - ed. Consorzio Culturale del Monfalconese

©ArchivioCCM_ph Roberto Pastrovicchio
La trattoria Spanghero di Turriaco - Un po' di storia
“Il bacalà va assaporato lentamente, e solo quando è pronto…” sembra una banalità, ma le parole di Renzo, detto “Peòn”, vero patron della trattoria, lasciano trapelare la ferma volontà di rispettare una delle condizioni fondamentali per ottenere il meglio in cucina: il tempo. Lo stesso tempo del quale non si ha mai a sufficienza, quasi un ostacolo in un’ epoca nella quale il tempo “reale” sembra svilire la realtà sostanziale delle nostre azioni e degli stessi risultati ottenuti, si riprende quindi quella centralità che secoli di sapienza popolare e famigliare gli hanno attribuito. Così come mesi di essiccazione sono necessari per ottenere lo stoccafisso desiderato, allo stesso modo ci vogliono dalle sette alle otto ore di bollitura perché il pesce raggiunga quel grado di consistenza e di cottura che ne fanno apprezzare al meglio i sapori, esaltati dall’aggiunta di oli e di ingredienti selezionati, sapientemente amalgamati ai fornelli dal figlio Davide, lo chef di famiglia. Ingredienti che non si sovrappongono al gusto del pesce, ma lo accompagnano, perché “al bacalà al gà de saver de bacalà, de mar… al gà zà tut lu” (il bacalà deve sapere di pesce, di mare… ha già tutto lui) è ancora Renzo a parlare. E con oltre duecento anni di storia gastronomica familiare alle spalle non gli si può certo dare torto!