Il fondo si compone del vasto repertorio di immagini prodotte da Luciano Miniussi (1894-1973) fotografo amatoriale originario di Ronchi dei Legionari, figlio del precedente proprietario di Villa Vicentini-Miniussi attuale sede del Consorzio Culturale del Monfalconese.
Luciano Miniussi si appassiona alla fotografia sin da giovanissimo, consegnandoci una documentazione visiva che spazia dagli inizi del ‘900 ai primi anni 70.
La collezione, conservata e donata al Consorzio dagli eredi, è estremamente vasta sia dal punto di vista del numero di materiali che della tipologia di soggetti e media utilizzati.
Il fondo si compone infatti di oltre 6000 oggetti tra album, stampe positive in bianco e nero e a colori, negativi su pellicola e su lastra, diapositive a colori, cartoline, filmini otto e super otto.
I soggetti vanno dai ritratti di famiglia alle foto del territorio, dai viaggi in giro per l’Italia a scene di vita quotidiana. Di particolare rilevanza è un nucleo di lastre negative e stampe positive che documentano le devastazioni causate dalla Prima Guerra Mondiale sui luoghi appartenenti alla quotidianità del fotografo.
Il fondo, oggetto di un recente studio e ordinamento, è stato parzialmente digitalizzato e catalogato ed è accessibile dal sito web del Consorzio Culturale del Monfalconese, oltre che sul Sistema Informativo Regionale del Patrimonio Culturale – Sirpac.
I materiali che ivi sono fruibili sono quelli ritenuti di maggiore interesse in quanto relativi al territorio e al dopo-guerra.
Biografia
È il più piccolo di quattro fratelli, nati dal matrimonio del padre Giuseppe Miniussi con la madre Francesca Tonzar nel 1874.
Il padre aveva uno spiccato senso per gli affari: possedeva infatti un’avviata impresa edile e la fornace di laterizi “F.lli Miniussi” a Selz, proprietà terriere a Ronchi e Monfalcone, oltre alla villa Vicentini-Miniussi, acquistata agli inizi del ‘900 e attuale sede dell’Archivio fotografico del Consorzio Culturale del Monfalconese.
Il benessere economico della famiglia influirà molto sulla formazione culturale del giovane Luciano, che frequenta le scuole commerciali austriache a Gorizia, conseguendo il diploma superiore. Proprio in questo periodo inizia ad interessarsi alla fotografia. Durante le vacanze estive del 1906, a soli 12 anni, inizia a studiare la materia da un manuale probabilmente donatogli dal padre e a scattare le prime fotografie con la macchina fotografica di famiglia. All’epoca infatti i Miniussi possedevano due apparecchi raramente impiegati in relazione all’attività imprenditoriale.
Il padre, accortosi di questo forte interesse di Luciano per la tecnica fotografica, cerca di favorirlo e spronarlo concedendogli l’uso di due stanze della grande villa per approfondire i suoi studi. Tra il 1906 e il 1910 la passione cresce a tal punto che i due ambienti vengono trasformati in un vero e proprio laboratorio fotografico.
A sedici anni Luciano è ormai un fotografo provetto: esegue ritratti, gruppi di famiglia, riprese di manufatti architettonici, paesaggi e scatti di vita quotidiana.
Dopo il diploma e precedentemente all’inizio della prima guerra mondiale lavora come impiegato presso il comune di Ronchi. Allo scoppio del conflitto è arruolato nell’esercito austro-ungarico come addetto alle comunicazioni radio sul fronte orientale dei Carpazi. L’esperienza bellica farà crescere in lui una nuova passione - la radiofonia - che si affianca alla precedente. Proprio grazie a questo nuovo interesse sarà anche in contatto epistolare con Guglielmo Marconi.
Finita la guerra Luciano ritorna a Ronchi. Qui sposa Antonietta Corsini dalla quale avrà due figli: Guido e Lucio. Nel frattempo si occupa temporaneamente della gestione delle fornaci di famiglia. Nei primi anni ‘20 ne cede la gestione ai fratelli per trasformare l’interesse per le radio e le moderne tecnologie in attività professionale. Nel 1923 apre il primo negozio per la vendita di radio autoprodotte e altri materiali elettrici a Monfalcone nell’attuale via IX Giugno.
In parallelo continua a coltivare ed approfondire la passione per la fotografia partecipando a concorsi, rimanendo aggiornato sulle moderne apparecchiature e novità tecnologiche e costruendo le proprie macchine ottico-fotografiche.
Dopo la guerra aggiorna i soggetti della sua produzione con scatti delle devastazioni post-belliche sul territorio dai toni cupi, ma di particolare rilevanza. Accanto si inseriscono poi immagini dalle quali traspare una ritrovata spensieratezza in occasione di gite in regione e in giro per l’Italia e momenti trascorsi in famiglia.
Muore nel 1973.




