Un tempo, tra aprile e maggio tutte le famiglie contadine erano impegnate nell’allevamento dei bachi da seta. La pratica della bachicoltura permetteva ai contadini di avere una sorta di “paracadute economico” nelle annate in cui il raccolto era scarso: infatti con la vendita dei bozzoli potevano contare su vitali introiti. Questa attività ha cambiato le sembianze del nostro territorio con la messa a coltura di migliaia e migliaia di alberi di gelso – fondamentali per l’allevamento, dato che questa pianta è l’unica fonte di sostentamento del baco – intervallandolo e delineando le proprietà. Le foglie dei gelsi, venivano raccolte al mattino dopo che la rugiada era scomparsa, ma prima che il sole potesse farle appassire. Le foglie da dare ai piccoli bruchi venivano poi sminuzzate: questi infatti nei primi periodi di vita, non essendo ancora in grado di mordere e triturare si nutrivano di piccole porzioni di fogliame e del succo che ne fuoriusciva. Queste attività portarono nel tempo anche alla necessità di sviluppare tecniche, attrezzature e macchine che rendessero più agevole il lavoro.
Il Regio Filatoio di Farra D'Isonzo
A Farra d’Isonzo nel 1724 fu costruito, per volere dell’Imperatore Carlo VI, il Regio Filatoio, punta di diamante della produzione serica goriziana. Esso infatti era in grado di produrre filati più lucenti e di miglior fattura rispetto ai filatoi manuali di Gorizia o Gradisca. Ciò era dovuto al fatto che avesse quattro ruote idrauliche, che movimentavano quattro gabbie rotanti, e due incannatoi meccanici.
Le Regole da esser osservate dalla maestranza che pro-tempore lavorerà nel Cesareo Filatoglio erano 17 articoli che regolamentavano la vita dei 150 dipendenti non solo all’interno della struttura, ma dettavano un modus vivendi vero e proprio. Si lavorava 14 ore al giorno, tranne la domenica e i giorni festivi con un’ora di pausa per il pranzo e il lavoro poi era scandito dal rosario e il canto degli inni sacri. Non si potevano portare coltelli, pistole, non si doveva usare un linguaggio triviale ed erano bandite le relazioni sentimentali tra dipendenti se non regolarmente sposati.
Dopo un primo periodo di assoluto splendore, purtroppo, a partire dal 1797, data dell’occupazione francese delle nostre terre, si verificò una grave crisi economica che portò ben presto il filatoio al fallimento. Da quel momento in poi fino al primo conflitto mondiale esso risulterà essere solo centro di raccolta bozzoli. Durante il conflitto verrà risparmiato dalle truppe austriache in segno di rispetto per l’opera voluta dal loro Imperatore per poi diventare una caserma nel dopoguerra.
Riferimento bibliografico:
"Come si lavorava la seta”, Edizioni della Laguna, Comune di Farra d’Isonzo, 1994



