
L’arte di intrecciare il vimini, nei villaggi che sorgono vicino le rive del fiume Isonzo, ha origini secolari, la confezione di cesti e canestri per l’uso quotidiano e per il lavoro nei campi risale infatti a ben prima del diciottesimo secolo. Il materiale grezzo ai tempi non mancava, visto che ancora oggi il vimine cresce spontaneamente in rigogliosi cespugli sulle ghiaie del fiume che segna il confine tra il territorio Bisiaco e la Furlania.
Le prime notizie di persone che si dedicarono alla lavorazione del vimine si hanno addirittura da una relazione di un funzionario francese nel travagliato periodo delle guerre napoleoniche, risalenti all’inizio del 1800. Sono circa 300 gli abitanti di Turriaco e Fogliano che, sotto la guida di un fattore del nobile veneziano Priuli, confezionavano e vendevano cesti, sedie e canestri, venduti anche sui mercati dell’Istria e di Udine.
La prima concreta prova dell’esistenza di cestai a Fogliano viene però dal registro della Guardia nazionale, cantone di Monfalcone, dipartimento di Passariano nel luglio del 1807. In esso vi sono elencati con cognome e nome, età, parrocchia, comune, numero di casa e professione, 1176 uomini validi del territorio. Dei 52 censiti a Fogliano, ben 13 dichiarano come professione “cestero” a dimostrazione di come questa attività fosse già ai tempi radicata nella vita contadina della zona.
Le prime notizie di persone che si dedicarono alla lavorazione del vimine si hanno addirittura da una relazione di un funzionario francese nel travagliato periodo delle guerre napoleoniche, risalenti all’inizio del 1800. Sono circa 300 gli abitanti di Turriaco e Fogliano che, sotto la guida di un fattore del nobile veneziano Priuli, confezionavano e vendevano cesti, sedie e canestri, venduti anche sui mercati dell’Istria e di Udine.
La prima concreta prova dell’esistenza di cestai a Fogliano viene però dal registro della Guardia nazionale, cantone di Monfalcone, dipartimento di Passariano nel luglio del 1807. In esso vi sono elencati con cognome e nome, età, parrocchia, comune, numero di casa e professione, 1176 uomini validi del territorio. Dei 52 censiti a Fogliano, ben 13 dichiarano come professione “cestero” a dimostrazione di come questa attività fosse già ai tempi radicata nella vita contadina della zona.
Il XIX secolo e l'espansione delle reti commerciali
Cessato l’isolamento geografico e commerciale, grazie alla costruzione prima del ponte di Sagrado (finito nel 1845), e poi della ferrovia Meridionale (nel 1860), si aprirono nuove opportunità commerciali fondamentali per l’economia locale.
E’ così che Felice Cosolo, imprenditore e proprietario terriero della zona, socio dell’imperiale Regia Società di Agraria di Gorizia, podestà e possidente a Fogliano, intuendo il grande sviluppo di mercato e il grande potenziale umano del villaggio, promosse con successo l’istituzione di una scuola specializzata per cestai che prese vita nel maggio del 1881.
La scuola favorì la crescita del paese sia in ambito culturale sia a livello sociale, favorendo la scolarizzazione del paese e richiamando più abitanti dalle vicine campagne, formando un nucleo che in quel periodo arrivò a contare un migliaio di abitanti.
La confezione di cesti e piccoli mobili di vimini diventò una piccola ma diffusa “attività casalinga”, in grado di integrare i proventi del lavorocampi e aiutando così la crescita economica del paese. In ogni casa, donne, uomini e bambini partecipano alle varie fasi di lavorazione dei vimini, lavorati spesso nei cosiddetti “camerini”, questo processo, poteva prendere complessivamente fino a 14 ore al giorno di lavoro. Grazie a questo impegno da parte della comunità, l’arte dell’intrecciare diventa ben presto patrimonio ed orgoglio comune di tutta la comunità.
La produzione di cesti, canestri e piccoli mobili in vimini raggiunse nel 1882 la somma di 400.000 esemplari venduti, con un consumo di 7772 quintali di prodotto grezzo. Una così grande mole di prodotto favorisce indirettamente anche l’attività di numerosi trasportatori, che con carri e cavalli portano il prodotto nei mercati di Trieste, Gorizia e Udine.
La scuola speciale per cestai trova complemento nella scuola industriale superiore a Vienna, che dopo un anno di studi conferisce ai frequentanti il diploma di “Maestro panieraio”, e la possibilità di insegnamento nelle scuole professionali. A Fogliano, diventano maestri alcuni membri della famiglia Cechet (Albino, Angelo e Guido) e della famiglia Visintin (Luigi e Angelo), a dimostrazione di come il piccolo comune fosse strettamente legato a questa arte.
E’ così che Felice Cosolo, imprenditore e proprietario terriero della zona, socio dell’imperiale Regia Società di Agraria di Gorizia, podestà e possidente a Fogliano, intuendo il grande sviluppo di mercato e il grande potenziale umano del villaggio, promosse con successo l’istituzione di una scuola specializzata per cestai che prese vita nel maggio del 1881.
La scuola favorì la crescita del paese sia in ambito culturale sia a livello sociale, favorendo la scolarizzazione del paese e richiamando più abitanti dalle vicine campagne, formando un nucleo che in quel periodo arrivò a contare un migliaio di abitanti.
La confezione di cesti e piccoli mobili di vimini diventò una piccola ma diffusa “attività casalinga”, in grado di integrare i proventi del lavorocampi e aiutando così la crescita economica del paese. In ogni casa, donne, uomini e bambini partecipano alle varie fasi di lavorazione dei vimini, lavorati spesso nei cosiddetti “camerini”, questo processo, poteva prendere complessivamente fino a 14 ore al giorno di lavoro. Grazie a questo impegno da parte della comunità, l’arte dell’intrecciare diventa ben presto patrimonio ed orgoglio comune di tutta la comunità.
La produzione di cesti, canestri e piccoli mobili in vimini raggiunse nel 1882 la somma di 400.000 esemplari venduti, con un consumo di 7772 quintali di prodotto grezzo. Una così grande mole di prodotto favorisce indirettamente anche l’attività di numerosi trasportatori, che con carri e cavalli portano il prodotto nei mercati di Trieste, Gorizia e Udine.
La scuola speciale per cestai trova complemento nella scuola industriale superiore a Vienna, che dopo un anno di studi conferisce ai frequentanti il diploma di “Maestro panieraio”, e la possibilità di insegnamento nelle scuole professionali. A Fogliano, diventano maestri alcuni membri della famiglia Cechet (Albino, Angelo e Guido) e della famiglia Visintin (Luigi e Angelo), a dimostrazione di come il piccolo comune fosse strettamente legato a questa arte.
Il XX secolo e la nascita del Consorzio dei Cestai
Nel 1902, anche per eliminare la concorrenza tra i vari artigiani, venne fondato un Consorzio guidato da Antonio Resch di Gorizia, già dirigente della scuola speciale per cestai, personaggio conosciuto in paese, che in futuro diventerò anche consigliere comunale. Il Consorzio per cestai offrì nuovo impulso all’industria dei vimini,ciò venne testimoniato dai numerosi premi ottenuti alle fiere commerciali di Gorizia e di Trieste.
Nulla purtroppo ci è rimasto dei documenti dell’archivio del Consorzio e della scuola; tutto ciò andò perduto nel caos generale della precipitosa fuga di tutta la popolazione nei drammatici giorni del maggio del 1915.
Quando con la guerra, quasi tutta la comunità di Fogliano sfollò nel campo profughi di Wagna, il lavoro dei cesti costituì un modo per tenere unita la comunità.
Nel dopoguerra il governo italiano rifondò il consorzio, ampliandolo anche ai vicini comuni di Pieris e San Canzian, di cui si hanno ancora testimonianze. L’iniziativa ebbe però vita breve e costrinse a cessare l’attività negli anni ‘30, quando molti iniziarono a trovare più conveniente andare a lavorare nei cantieri di Monfalcone.
Oggi dell'arte dell'intreccio, nel nostro isontino, rimane solo la memoria a testimoniare quell'attività che, nata come sostegno all’economia familiare e parallelamente all’economia agricola, ha saputo elevarsi al rango di industria artigianale.
Oramai dei vecchi maestri cestai di Fogliano, del loro saper fare, ci rimangono solamente alcuni preziosi esemplari delle loro creazioni, dei rari documenti d'archivio, alcune fotografie e i loro racconti.
Nulla purtroppo ci è rimasto dei documenti dell’archivio del Consorzio e della scuola; tutto ciò andò perduto nel caos generale della precipitosa fuga di tutta la popolazione nei drammatici giorni del maggio del 1915.
Quando con la guerra, quasi tutta la comunità di Fogliano sfollò nel campo profughi di Wagna, il lavoro dei cesti costituì un modo per tenere unita la comunità.
Nel dopoguerra il governo italiano rifondò il consorzio, ampliandolo anche ai vicini comuni di Pieris e San Canzian, di cui si hanno ancora testimonianze. L’iniziativa ebbe però vita breve e costrinse a cessare l’attività negli anni ‘30, quando molti iniziarono a trovare più conveniente andare a lavorare nei cantieri di Monfalcone.
Oggi dell'arte dell'intreccio, nel nostro isontino, rimane solo la memoria a testimoniare quell'attività che, nata come sostegno all’economia familiare e parallelamente all’economia agricola, ha saputo elevarsi al rango di industria artigianale.
Oramai dei vecchi maestri cestai di Fogliano, del loro saper fare, ci rimangono solamente alcuni preziosi esemplari delle loro creazioni, dei rari documenti d'archivio, alcune fotografie e i loro racconti.
Ecco la testimonianza di Luciano Furlan. L'ultimo cestaio di Fogliano.




