
Il fondo fotografico conserva 2.300 immagini, scattate dal fotografo triestino di origini pordenonesi Giovanni Cividini (1879-1959) e dai suoi collaboratori nei diversi studi di cui fu titolare a Trieste, Pordenone e Monfalcone. Il nucleo principale della raccolta si compone di negativi su lastra di vetro e pellicola, in cui si descrive l’attività del CNT Cantiere Navale di Monfalcone - oggi Fincantieri - tra il 1920 e il 1950. Un racconto per immagini che ripercorre lo sviluppo industriale ed urbanistico della città. Particolare attenzione è stata riservata dal fotografo nel documentare l’espansione del villaggio operaio di Panzano, sorto per volere dei fratelli Cosulich a servizio del cantiere navale da loro fondato nel 1908. Il villaggio venne progettato dall’ingegner Dante Fornasir applicando i principi delle company town. Attraverso le riproduzione delle lastre di Giovanni Cividini, qui esposte: l’Albergo Operai, quello Impiegati, le ville, le case operaie, gli ambulatori medici, lo stadio, il teatro, le strutture scolastiche e per il tempo libero potrete scoprire uno dei rari e integri esempi in Italia della cosiddetta «città giardino»: il quartiere di Panzano.
Il fondo è stato acquisito dal Consorzio Culturale del Monfalconese. Nel 1985 Rolando Pangherz, titolare dello studio Rolli di Trieste, dona al CCM i materiali che aveva salvato dal degrado di un magazzino, una quantità di lastre e pellicole (circa un migliaio) eseguite da Cividini e, in minima parte, dal suo collaboratore Mario Circovich. Negli anni ‘90, gli eredi del fotografo hanno donato l’album “Comina”, creato dallo stesso Cividini con scatti propri e di altri autori ritraenti gli aviatori dell’aeroporto militare della Comina (PN) negli anni della Prima Guerra Mondiale, oltre ad una serie di fotografie di famiglia.
L’importante opera di recupero e integrazione che ha interessato il fondo negli anni successivi, ha condotto alla valorizzazione del fondo attraverso lo studio, la catalogazione, la stampa a contatto, l’allestimento di una serie di mostre, la pubblicazione di alcuni volumi dedicati interamente all’opera del fotografo triestino e, più recentemente, la digitalizzazione e la catalogazione dei suoi scatti. Il contatto diretto con i familiari di Giovanni Cividini e un’accurata ricerca d’archivio hanno reso possibile un’attenta ricostruzione della sua biografia, mettendo in luce il ritratto di un valente professionista e, per usare le parole del figlio Omero, “di una persona che ha manifestato la sua arte con modestia, onestà e laboriosità”.

Giovanni Cividini (1879 - 1959)
Gli inizi
Giovanni Cividini nato a Trieste il 26 settembre 1879 da famiglia di origine pordenonese attorno al 1895 trova impiego come apprendista presso lo studio Manenizza di Trieste. Nel 1905 Cividini apre un proprio studio a Trieste in Via S. Spiridione 7. I generi fotografici a cui si dedica di più sono il ritratto e il rilievo di edifici. Il primo importante incarico per conto della Direzione Centrale della Regione Adriatica della Lega Nazionale lo vede impegnato nel censimento fotografico, dall’Istria a Gorizia, degli edifici scolastici della Lega Nazionale. Nel 1907 Cividini partecipa a due manifestazioni espositive internazionali, a Parigi e Madrid, ottenendo riconoscimenti per le opere esposte. Cividini si afferma come uno dei più noti professionisti di Trieste e apre un nuovo studio in Via San Nicolò 34, presso Palazzo Terni.
La Grande Guerra
Regnicolo, durante la Grande Guerra fugge prima a San Vito al Tagliamento e poi a Pordenone dove aprirà un piccolo studio in Via G.B. Damiani, lasciando lo studio di Trieste a una cognata sposata con un ufficiale austriaco. Nei primissimi anni della Grande Guerra, grazie ad alcuni clienti (tra cui i tenenti piloti Pagliano e Gori) comincia a frequentare l’aeroporto della Comina di Pordenone dove esegue alcuni scatti (raccolti nell’album “Comina”) ed entra in rapporti con Gabriele d’Annunzio, il quale gli commissionerà una serie di ritratti fotografici che incontreranno il suo particolare apprezzamento. Nel 1927 il Vate così ringrazia il fotografo: «Caro Cividini, ricevo le fotografie. Sono tuttora le migliori; perché ritraggono la parte migliore di me, che è il cranio». In seguito al richiamo alle armi del 1917, Cividini opera in un reparto di radiologia dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, città in cui comincia ad avvicinarsi alla fotografia industriale.
Gli anni venti e il Cantiere
Tornato nel 1924 a Pordenone, dove riapre uno studio fotografico in Via Vittorio Emanuele II, eseguirà una serie di lavori per il Cotonificio Amman-Veneziano, per la Galvani e per il Cotonificio Scaramelli di Cordenons. Nel corso degli anni ‘20 comincia a frequentare la città di Monfalcone dove, su incarico del Cantiere Navale Triestino, documenta le attività dello stesso e l’edificazione del villaggio operaio di Panzano dove si stabilisce nel 1931 con la famiglia. Nello studio, situato all’ultimo piano dell’edificio dove risiede, in Via Cosulich 105, allestisce una sala di posa con salottino d’attesa, una camera oscura ed un laboratorio per il ritocco fotografico. Tra il 1922 e il 1927, partecipa a una serie di Esposizioni specializzate in fotografia industriale (Parigi, Torino, Venezia, Roma), aggiudicandosi dei premi. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Cividini è costretto a trasferirsi a San Vito al Tagliamento. Nel dicembre del 1942, apre uno studio in Piazza del Popolo. Il suo rapporto con il CRDA Cantieri Riuniti dell’Adriatico, e in particolare con le Officine Elettromeccaniche, continua, seppur con sempre minore intensità, fino al momento in cui viene costituito il “Reparto Fotografia” del Cantiere, negli anni ‘50. Conclude nel 1957 la sua attività a San Vito, trasferendosi a Trieste dove muore il 18 dicembre 1959.
Immagini presenti nell'Archivio CCM, Fondo Cividini

