Verificare i limiti dell'Infinito

Pino Furlan al Consorzio

L’esperienza artistica di Pino Furlan apparentemente non sembra molto diversa da quella di tanti artisti del ventesimo secolo, da un inizio figurativo, accademico, si giunge all’astrazione o all’informale. Ma i percorsi non sono mai così semplici e soprattutto così lineari, per nessun artista. Furlan iniziò a studiare la realtà circostante, certamente in maniera analitica e sicuramente il neocubismo del dopoguerra gli fu di aiuto, lui, però, non si fermò solo a quello, dietro l’angolo c’era la tentazione della metafisica di Morandi e Casorati. Il processo d’astrazione, inesorabile e talvolta incoerente, rivelò un artista rimasto sempre fedele in maniera ortodossa alla luce e al colore, i dogmi della sua arte, e la sua ultima produzione, sintetica, testimonia questo aspetto. Il processo creativo resta, però, qualcosa di sofisticato e le parole di Paul Klee aiutano a capire in profondità ciò che Furlan voleva comunicare:
l colore mi possiede. Non ho bisogno di tentare di afferrarlo. Mi possiede per sempre, lo sento. Questo è il senso dell’ora felice: io e il colore siamo tutt’uno. Sono pittore.
E ancora:
… agire da eretici per scavare in profondità e afferrare le cose alla radice, afferrare “la preistoria del visibile”.
È probabile che la vita di Furlan sia stata dedicata a questo, ad afferrare “la preistoria del visibile”.

Tratto da "Pino Furlan verificare i limiti dell’infinito" - 2021

Per approfondire

Pino Furlan è presente nelle Collezioni dell'Ecomuseo dal 2008
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