Lavorare la pietra

Introduzione

Le descrizioni che seguono sono un piccolo estratto di una ricerca svolta nel 2009 dalla dott.ssa Desirée Dreos e realizzata per conto del Comune di Sagrado, con la collaborazione dell’Associazione culturale bisiaca. La ricerca aveva lo scopo di recuperare informazioni in merito all’antica professione dello scalpellino, per poi declinarsi in un primo censimento delle realizzazioni in pietra presenti nel tessuto urbano di Sagrado.

Il Carso Isontino

Il Carso Isontino

Il Carso del Goriziano e del Monfalconese è compreso fra la piana alluvionale dell’Isonzo a Nord, Ovest e Sud ed il Vallone di Doberdò a Est. È un altopiano leggermente inclinato verso sud, che s’innalza in media 100 metri sopra il livello del mare.
Presenta prevalentemente rocce calcaree, formatesi per l’accumulo, protrattosi per milioni e milioni di anni, di fanghi e resti calcarei di una miriade di organismi marini di dimensioni eterogenee.
La storia geologica del nostro Carso, ricchissima e variegata, giustifica l’interesse che l’uomo da secoli riserva allo sfruttamento della sua pietra. È il Carso che ha determinato, lungo lo scorrere del tempo, il formarsi di intere generazioni impegnate nelle attività ad esso collegate. Famiglie di gavadori, taiapiera, scalpilini, caradori, che hanno fatto la storia economica e produttiva del nostro territorio, anche del paese di Sagrado.

L'attività estrattiva sul Carso

L'attività estrattiva sul Carso

L'estrazione della pietra nel territorio della nostra regione vanta origini molto lontane: i Romani aprirono cave nel Carso e vi estrassero marmi che usarono in tutte le opere di pregio nelle città dell’impero.
Più avanti possiamo trovare borghi carsici costruiti con pietra rifinita. Essa veniva ricavata con mezzi rudimentali, ma ingegnosi, tali da rendere agevole l'estrazione di massi tavolta molto pesanti. Se si conisderano poi i mezzi allora utilizzati, martello e scalpello, va dato merito all'abilità dei mastri cavatori se riuscivano a trovare pezzi privi di venature, che ne avrebbero compromesso l'integrità.

Tra Ottocento e Novecento, sono stati diversi i tipi di estrazione e di lavorazione della pietra. La scelta dell'intervento veniva effettuata in base alla tipologia della pietra stessa e della sua destinazione d'uso. La pietra del nostro Carso poteva essere utilizzata come:

  • pietra ornamentale;
  • pietra da costruzione;
  • pietra per massicciate e fondi stradali;
  • pietra per arginare fiumi.
La lavorazione della pietra

La lavorazione della pietra

Le qualità della pietra, così come il suo peso, la durezza, la resistenza al fuoco e agli agenti atmosferici, hanno permesso di ottenere solide costruzioni dal punto di vista statico, la cui durata si misura in secoli. 

L'approccio al lavoro sul materiale lapideo può essere messo in relazione a tre ambiti:
  • La disponibilità della pietra e la dimensione del blocco che se ne può ottenere;
  • l'uso che se ne vuol fare di quella pietra;
  • la potenzialità e le caratteristiche della sua lavorazione

Lo scalpellino

Lo scalpellino è l'operaio di cava che stacca, taglia e lavora la pietra. E' stato fin dall'antichità sottovalutato, uno scultore senza arte, che taglia la pietra e la lavora con le punte e lo scalpello per costruire opere spesso anonima. L'unica capacità che gli è stata attribuita è quella di conoscere il  materiale che trasforma. In realtà, lo scalpellino che ha acquisito la complessità della sua arte, che sa dominare il materiale che estrae dalla cava e lo plasma a suo piacimento, produrrà lavori unici.
IN FONDO ALLA PAGINA POTRETE SCARICARE PER SINGOLI CAPITOLI LA RICERCA CONDOTTA 
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