La sedia impagliata a Farra d'Isonzo

Non del tutto chiare sono le origini e il fenomeno della vastissima diffusione in Friuli, poi nel mondo, della sedia impagliata.

La prima ricerca sull’industria sediaria friulana è del prof. Exner, noto studioso ed amministratore della cosa pubblica (senatore al Parlamento di Vienna) che, nel 1879 esaminò i problemi locali e promosse alcune utili iniziative.

Nonostante le accurate ricerche l’Exner non trova precise notizie sull’epoca ed i motivi del sorgere dell’industria della sedia, ritiene però che la diffusione sia dovuta ad industriosi elementi carnici già presenti nel marianese nel ‘500 (I Sartori detti “Cjargnei”, i Tomat detti “Vencons”), che seppero integrarsi all’elemento locale fortemente legato all’agricoltura.

Così scriveva il senatore Exner nella sua relazione:  “...vi scorgi occupate donne e fanciulli in assortire, accomodare e intrecciare la paglia per le sedie e nel dar mano a lucidare, mentre agli uomini è riservato il lavoro più pesante.”

oppure: “...Com’è noto, il sedile di padula (canna palustre raccolta nei pressi di Monfalcone ed Aquileia) o di segale riesce molto buono, di lunga durata ed a buon prezzo. La paglia è tagliata in lungo fino al nodo poi si tinge all’anilina o all’indaco, infine è intorta ed intrecciata sul sedile…"

"Un ragazzo che abbia un po’ di pratica può preparare da 4 a 5 funti di paglia al giorno e pagandosene 5 soldi al funto egli può guadagnare al massimo 25 soldi... è molto raro trovare un’operaia che sia capace di impagliare tre sedili al giorno e siccome questi si pagano a 10 soldi l’uno, così essa può guadagnarsi al massimo 30 soldi al giorno…

Le donne e le ragazze impagliavano e tessevano le sedie nella propria abitazione, o presso la porta di casa, in qualche orto all’ombra di una pergola di vite o di gelso fronzuto.

In certi periodi, non bastando l’opera della tessitrice di professione venivano offerte sedie da impagliare a contadine di famiglie povere ma a cui il bisogno aveva fatto apprendere anche la tessitura delle sedie.

LA PRODUZIONE DEL 1700

Erano caratteristici di questi primi tempi: l’unione a secco degli elementi passanti bloccati con cunei e la rozza finitura determinata da pochi attrezzi (seghe, trivelle, arnesi da taglio e da colpo). In seguito, nelle sedie di una certa pretesa e, poi, anche in quelle di serie, le forature divennero cieche.

Quando la vita era patriarcale ed i mobili casalinghi assistevano quasi alla celebrazione di riti familiari, ogni tipo di sedia a tavola assumeva il suo ruolo: la sedia con i braccioli per sedersi a mensa ed il seggiolone con i braccioli per mettersi attorno al fuoco erano troni per gli anziani. I più giovani sedevano assieme a questi sulle sedie alte attorno al focolare, dove si decideva, si intrecciavano legami, si tramandava quella cultura popolare che per secoli ebbe in Friuli, nella tradizione orale, un importantissimo veicolo.

La sedia poteva diventare personale: siglata dall’usuale occupante, gli spettava nelle eredità e nelle spartizioni ed aveva un posto, determinato da una rispettosa gerarchia.
Il seggiolone e la seggiolina per i bambini presentavano un’assicella tra i braccioli che, oltre alla sicurezza, serviva a contenere in un apposito scavo il fagiolino e la patatina lessa: erano le leccornie della prima infanzia che servivano anche a tenere occupato il bambino dando alla madre la possibilità di accudire alle faccende domestiche. Il sedile impagliato invece provvedeva a tenerlo asciutto.
 

Riferimenti bibliografici:

G.F. Ekner, Il villaggio di Mariano del Friuli austriaco, Gradisca 1879
Mostra storica della sedia impagliata, 1982
Perusini G., Seggiole friulane impagliate, "Sot la nape"1958 N.1, pp 9-13
Sturm E., Le quattro principali industrie casalinghe del Goriziano, Gorizia 1923

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