Fondo Giovanni Droandi (1889-1932)

A fine 2018 si chiude il quinquennio dedicato alla memoria della Grande Guerra. Il progetto "L'altra mobilitazione 14-18" non poteva trovare conclusione migliore per il Consorzio Culturale: presentare una nuova raccolta di immagini che entra a far parte delle raccolte della Fototeca storica del Territorio. Si tratta degli album raccolti dal tenente Giovanni Droandi che raccontano la guerra quotidiana in cui i lavori del suo reparto del Genio - le strade, i ponti, le infrastrutture - si incrociano con la fatica della trincea, la battaglia, la morte. Il materiale storico, gentilmente donato dalla famiglia Droandi alla Fototeca del Consorzio Culturale del Monfalconese, entra così a far parte della "memoria condivisa" dei tanti fotografi e raccoglitori di fotografie che hanno contribuito alla costruzione dello sterminato mosaico di immagini che raccontano il primo conflitto mondiale, un racconto che qui, nei luoghi della guerra, ha un significato tutto speciale.

Le "visioni di guerra" raccolte negli album di Giovanni Droandi sono lo specchio di un più ampio e generalizzato rapporto collettivo e individuale con la fotografia che è coinciso con gli anni della Grande Guerra. Non solamente le fotografie prodotte dai reparti foto-cinematografici militari e dai professionisti accreditati circolavano di mano in mano attraverso giornali e volantini propagandistici, ma la diffusione di fotocamere portatili di prezzo contenuto permetteva a un gran numero di foto-amatori (militari e civili) di fissare in istantanee il loro punto di vista sul conflitto. In questi ultimi decenni, grazie alla meritoria opera di ricerca di vari enti e associazioni culturali, sono state scoperte e valorizzate molte di queste raccolte amatoriali che costituiscono soltanto la punta di un iceberg che rimane in gran parte nascosto negli archivi di famiglia e sui banchi di rigattieri e antiquari. 

Gli album e le stampe raccolte nel corso della sua guerra da Giovanni Droandi appartengono a diversi "generi" della fotografia di guerra. Le immagini che riceve da amici, sottoposti e operatori dei servizi fotografici - sembra che non possedesse alcuna macchina fotografica - e riunisce in alcuni album , possono essere classificate come documentazione di vari servizi e lavori svolti, ma anche, e spesso contemporaneamente, testimonianza di luoghi ed eventi vissuti. Aggregato alla Direzione lavori 3a Zona della III Armata, nel suo album intitolato "I ponti della 3^ armata" Droandi raccoglie le testimonianze fotografiche, fornitegli dagli operatori del Genio, della ricostruzione dei ponti sull'Isonzo, sul Torre e sugli altri corsi d'acqua della zona, distrutti dagli austro-ungarici nei primi giorni di guerra per rallentare l'avanzata italiana. Il ritiro oltre la linea del Piave dovuto alla disfatta di Caporetto, è occasione per il tenente di inaugurare due nuovi album a perenne memotria delle operazioni di rafforzamento delle infrastrutture sul fiume e della devastazione dei luoghi circostanti. 

L'album più interessante e articolato della raccolta è stato composto da Droandi durante la sua esperienza sul Carso tra 1916 e 1917: le 193 stampe di vario formato, in parte scattate dai reparti fotografici dell'Esercito, in parte di provenienza amatoriale, raffigurano molti dei lavori seguiti dal tenente, ma costituiscono anche una sorta di racconto fotografico che permette di farci un'idea di come dovesse essre la sua esperienza di guerra. Esso comprende immagini dei paesi distrutti dalla guerra (Capriva, San Lorenzo di Mossa, Cerovo), della costruzione di trincee e postazioni arretrate che ospitavano le batterie di grossi e medi calibri, dei principali luoghi teatro della Grande Guerra come Gorizia, Podgora, il Sabotino, e delle prime linee carsiche presso il San Michele. Tale album è completato dai ritratti dei protagonisti della vicenda: gli operatori del genio, i soldati, i prigionieri di guerra, i medici, le crocerossine, le autorità in visita alle trincee e talvolta i corpi dei caduti rimasti insepolti sul campo di battaglia, in un capitolo che il collezionista intitola, con espressivi caratteri sanguinanti, "Visioni di guerra".     

Biografia

Giovanni Droandi nasce nel 1885 a San Giustino Valdarno, in provincia di Arezzo. Rimasto presto orfano, viene mandato a studiare al Convitto Serristori di Castiglion Fiorentino e, successivamente, al Collegio dei Gesuiti di Strada in Casentino, dove si distingue nello studio fino al conseguimento della maturità. Studente di Giurisprudenza nelle Università di Perugia e Roma, si laurea nel 1910, per poi dedicarsi alla professione forense. Negli stessi anni, si appassiona al dibattito politico militando nelle file del Partito Socialista, fino a ricoprire la carica di Segretario della Gioventù Universitaria Socialista, dedicandosi all'attività pubblicistica tramite la collaborazione con importanti testate quali "L'Avanti", "L'Avanguardia", "L'Asino". Giovanissimo studente, nel 1906 scrive per "L'Avanti" un notevole contributo sulla personalità di Carlo Pisacane, con ciò rivelando quel profondo interesse per la storia, in particolare per la storia locale, che culminerà nella successiva stesura del saggio sulla "Vita di Alessandro del Borro". Collabora inoltre con riviste giuridiche prestigiose e partecipa attivamente alla vita politica locale e nazionale, dove conosce o corrisponde con personaggi del calibro di Turati, Podrecca, Ferri, Morgari, e Bianchi, futuro fascista della prima ora, con il quale polemizza nel 1912 quando, per un breve periodo, è anche direttore del quotidiano "La Provincia di Ferrara". Nel 1913 aderisce alla corrente moderata del PSI di Bonomi e Bissolati e, alla vigilia della Grande Guerra, alla frazione interventista (viene definito per questo "mussoliniano"). Nel 1915 si arruola volontario e parte per il fronte: tenente di complemento nella specialità del Genio (decorato al Merito di Guerra), di questo periodo lascerà una splendida collezione fotografica sull'attività svolta dal suo reparto, comandato alla costruzione e riparazione dei ponti nell'ambito dei vari settori operativi della IlI Armata.

Alla fine della guerra, abbandonata la strada comune compiuta insieme agli interventisti seguaci di Mussolini, sia pure adesso ai margini del socialismo ufficiale, riprende l'attività politica distinguendosi per il coerente e intransigente antifascismo, collaborando ai comitati di difesa antifascista e arrivando a simpatizzare per gli "Arditi del popolo", ex-combattenti che tentarono inutilmente di opporsi alla violenza straripante dello squadrismo. Coerente anche nella professione, assiste legalmente i socialisti e gli antifascisti perseguitati dal nuovo regime, siano essi colleghi, o deputati, operai, o contadini. Avvocato brillante e di successo, verrà ricordato non solo quale protagonista di allora famosi processi penali, ma anche come difensore, in non meno famosi dibattimenti, delle vittime del "nuovo ordine". Per anni si occupa, infatti, del patrocinio legale dei minatori del Valdarno coinvolti negli scontri dei primi anni '20, cosi come degli operai e dei contadini nelle cause di lavoro, non meno che degli anarchici e dei comunisti allora coinvolti in clamorosi processi politici. Partendo da questa grande esperienza in materia di difesa dei diritti del lavoro, scrive anche contributi e approfondimenti su importanti riviste giuridiche del tempo, come quello pubblicato su "Scuola Positiva" nel 1925, riferito alla difesa dei minatori valdarnesi nei processi sui fatti del '21. La salute, da sempre cagionevole, di certo non impedì a Giovanni Droandi di vivere una vita piena e intensa, sia negli affetti familiari, come nella professione; la grande vitalità e l'intraprendenza che caratterizzarono la sua vita, non poterono tuttavia impedirne la morte prematura, avvenuta nel 1932 a seguito di una lunga malattia.

Bibliografia 

Visioni di guerra. Gli album del tenente Giovanni Droandi, Chiara Aglialoro, Gianpaolo Cuscunà, Consorzio Culturale del Monfalconese, 2018.
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