Fondo Maurizio Frullani (1942-2015)

Figura di supporto fondamentale sin dagli albori del Centro Culturale Pubblico Polivalente, alla fine degli anni '70, Maurizio Frullani è ricordato come un artista abile e poliedrico, nonchè come un uomo umile e generoso. Il suo contributo si è rivelato prezioso nelle attività promosse dal Consorzio lungo tutto il corso della sua vita: abile fotografo, Frullani ha collaborato all'avvio della fototeca storica e alla redazione della rivista Il Territorio, nella quale rimangono numerose tracce della sua cultura e dei suoi scatti. Sono suoi, infatti, i reportage fotografici Investimenti e programmazione (in collaborazione con Antonio Mennella, Il Territorio, anno III, n.4, 1980, pp. 95-101), Cave carsiche ed ecologia (in collaborazione con Antonio Mennella, Il Territorio, anno III, n.5, 1980, pp. 92-99), Vitalità di una tradizione (in collaborazione con Piero Dessenibus, Il Territorio, anno V, n.7, 1982, pp. 77-94), All'origine dell'enigma triestino (in collaborazione con Arnaldo Bressan, Il Territorio, anno IX, n.16-17, pp. 95-104), Le isole (Il Territorio, anno XII, n.25, 1989, pp. 84-95), Rovigno (Il Territorio, anno XII, n.25, 1989, pp. 114-115), Sansego (Il Territorio, anno XII, n.26, 1989, pp. 194-199) e i rilevamenti fotografici del volume Ville nel territorio (a cura di A. Bresciani, A. Mauchigna, P. Tomasella, ed. CCPP, 1994). 

Biografia

Maurizio Frullani nasce a Ronchi dei Legionari (Gorizia) nel 1942. Laureato all'Istituto Superiore di Educazione Fisica (ISEF) di Roma, diventa insegnante di scienze motorie e sportive. Dagli anni '60 si sviluppa la sua passione per la fotografia, che va ad affiancarsi a quella per i viaggi: sono del 1974/76 i primi reportage realizzati in Turchia, Afghanistan, Pakistan e India, percorsi affrontati a bordo di un pulmino Volkswagen nella pieno spirito culurale di quegli anni. Anche nel decennio successivo il fotografo torna spesso in Asia, in particolare in India dove impara a suonare il sitar, ottenendo poi un diploma presso l'Istituto interculturale di Studi Musicali Comparati di Venezia. Risale a questi anni il suo primo lavoro compiuto, un reportage tra i mastri liutai e le scuole musicali di Benares, nell'Uttar Pradesh, dal titolo Sulla strada del Rāga, presentato in varie mostre a partire dal 1986.

Gli anni '80 segnano per Frullani l'inizio dell'attività espositiva e di importanti collaborazioni che lo porteranno a una decisa presa di consapevolezza dei propri interessi fotografici. A livello locale partecipa a varie collettive assieme ad altri fotografi del goriziano (Scabar, Grundner) mentre l'adesione all'associazione triestina Photo-imago (nata nel 1983) gli permetterà di prendere parte a prestigiose rassegne in Austria, Slovenia, Croazia e Ungheria. Del 1986 è una prima esposizione dal titolo Artisti, presso lo Studio d'Arte di Nadia Bassanese a Trieste: è questo il progetto più personale e caratteristico di Maurizio Frullani che nel corso dei vent'anni successivi realizzerà più di trecento ritratti a esponenti della cultura, letterati, artisti, critici d'arte e musicisti provenienti dalla regione Friuli Venezia Giulia e dalla Slovenia, rappresentando con grande maestria la storia, la creatività e la vita quotidiana di ognuno di loro in pochi scatti. 

Dal 1993 al 2000 vive ad Asmara, in Eritrea, dove lavora come insegnante nella scuola italiana della città. Durante questa esperienza realizza il reportage che esporrà con il titolo di Massawa, racconto drammatico di un paese lacerato dalla guerra e ridotto all'estrema povertà, narrato attraverso scatti corali i cui protagonisti, principalmente donne e bambini, grazie alla sensibile compartecipazione del fotografo, raccontano con dignità la propria vita fatta di miseria. I suoi diari di viaggio per immagini vengono riproposti in varie occasioni tra gli anni '90 e l'inizio del 2000, anno del suo definitivo rientro in Italia.

Al volgere del millennio, Frullani si dedica a reportage fotografici sulle realtà locali (Gente di Cormons e dintorniGlej, ognjišče! - Ecco, il focolare!), interessandosi inoltre a filoni più poetici dell'arte fotografica: il suo impegnativo ciclo di scatti titolato Santi, miti e leggende offre una rilettura originale e di grande complessità scenografica di eroi e personaggi leggendari della mitologia classica (Ulisse, Icaro, Crono) e di quella cristiana (San Sebastiano, la Regina Saba), con l'intento di mettere in luce l'assurdo della condizione umana; tale lavoro, fortemente apprezzato in regione e ampiamente esplorato da Cristina Franzoni in un articolo del 2006 sulla rivista specializzata Zoom, gli varrà il Premio Friuli Venezia Giulia fotografia (XXV edizione, 2011).

Nel 2015 Maurizio Frullani si spegne a Ronchi dei Legionari, lasciando dietro di sè, oltre i suoi originalissimi lavori, il ricordo di un fotografo di talento, di un artista di grande cultura e di un uomo umile e generoso.

Bibliografia

Maurizio Frullani: artisti e dintorni. Portraying the arts, a cura di S. Chiarandini, G. M. Micheluzzi, Venti d'Arte, 2017.

Maurizio Frullani: Saints, Myths and Legends, C. Franzoni, in Zoom, n.202 (2006), pp. 56-59.

Maurizio FrullaniR. Corsini, in Zoom, n. 2014 (2008), pp. 42-45.
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